La terra del Törggelen: magiche cittadine, pittoreschi alpeggi e premiati vini bianchi Bressanone e i suoi dintorni pulsano di vivacità. Da secoli si snoda qui una delle principali arterie stradali europee, percorsa da un gran numero di imperatori e commercianti che, attraversando il Passo del Brennero, raggiungevano Vipiteno e la Valle Isarco. Ancora oggi il Brennero è considerato la “cruna dell’ago” d’Europa. Ciò ha lasciato un segno nella regione: Vipiteno è stata la città dei Fugger, mentre nella cittadina di Chiusa soggiornavano “star” del calibro di Albrecht Dürer. Bressanone è addirittura una delle più antiche località del Tirolo, decorata da splendidi edifici come la Hofburg, un tempo residenza dei potenti vescovi-principi. Come potete osservare durante una passeggiata lungo i vivaci vicoli del centro storico, oggi passato e modernità si coniugano armonicamente. Tuttavia, il modo migliore per esplorare questa zona è percorrendo gli innumerevoli sentieri in un tour ad alta quota e in sella a una bici, oppure visitare la straordinaria Gola di Stanghe e intraprendere un’escursione al villaggio alpino di Malga Fane. In autunno tutto si svolge all’insegna del Törggelen, una tradizione altoatesina molto amata, che ha avuto origine proprio in questa zona. Nelle osterie vengono serviti vino novello, caldarroste e gustose specialità, mentre gli eccellenti vini bianchi della Valle Isarco possono essere degustati tutto l’anno.
Situato lungo il bordo di un pendio che termina sul fiume Rienza con il castello di Rodengo, il complesso scolastico si presenta come un cubo bianco ben visibile da lontano. La costruzione è disposta su quattro livelli, di cui quello interrato raggiungibile dall’esterno tramite una lunga rampa ospita un centro giovanile e i laboratori di educazione tecnica. Dall’atrio di ingresso si gode un’ampia vista sulla valle; sullo stesso piano trova la mensa, mentre le aule scolastiche sono localizzate ai piani superiori. L’edificio con struttura portante in calcestruzzo è rivestito esternamente con intonaco ruvido ed è forato da grandi finestre distribuite regolarmente, che con le loro cornici lisce e bianche comunicano un senso di quiete. Anche gli interni sono completamente bianchi: solo i pavimenti in caucciù rosso e i servizi igienici rivestiti di piastrelle gialle introducono un tocco di colore nella scuola, la cui offerta didattica è completata dall’asilo infantile annesso.
Le proporzioni ben riuscite, la distribuzione dei volumi costruiti e il legame con il contesto inseriscono armoniosamente l’edificio nel tessuto del paese, al punto che si potrebbe quasi considerare questa architettura come una reinterpretazione delle forme della casa altoatesina senza le solite decorazioni alpine. I tetti fortemente inclinati, le pareti piene con le facciate forate e il contatto diretto con il terreno senza la presenza di un basamento sono infatti una ripresa della tradizione architettonica locale. Le zone vetrate di collegamento tra i vari corpi edilizi e l’accurata progettazione di dettaglio sono tipiche della nostra epoca, mentre le opere in legno fanno rivivere la tradizione dei carpentieri e dei falegnami locali. Da queste premesse nasce un ambiente a misura di bambino, caratterizzato da un’atmosfera naturale e da un elevato grado di benessere.
A nord del centro storico di Bressanone si trova una zona dedicata allo sport con il complesso di piscine Acquarena. Il risultato di un concorso per l’ampliamento dell’area prevedeva l’edificazione di una palestra di roccia coperta – l’unico intervento finora realizzato – accanto a una scuola di musica e a un garage interrato. Il centro di arrampicata richiedeva di raggiungere una certa altezza e la soluzione trovata è un volume cubico che spicca nel tessuto edilizio circostante tanto da essere diventato un vero e proprio landmark. La sua trasparenza permette di osservare dall’esterno la palestra ma anche di godere dall’interno di una bella vista sulla città; inoltre è una costruzione che risponde a precisi criteri di sostenibilità ambientale. La struttura in calcestruzzo armato con le facciate in acciaio e vetro è rivestita con una seconda pelle di pannelli metallici forati ondulati e dorati che illuminano l’interno con una luce morbida senza ombre nette. Al centro si accede salendo una scalinata monumentale che in futuro servirà anche la vicina scuola di musica.
La facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Bolzano è stata decentrata a Bressanone. A un primo sguardo questa rigida architettura moderna che si contrappone al vicino Palazzo vescovile può sembrare quasi irritante, ma a un’osservazione più attenta le sue qualità architettoniche e urbanistiche emergono pienamente. Il grande volume a pianta quadrata, infatti, corrisponde più o meno alla scala del Palazzo vescovile mentre il piano terreno sovrastato da tre livelli superiori interamente vetrati ripropone un tema tipico della città, quello dei portici. La corte interna con le sue piccole piazze riprende come motivo ordinatore le strette strade e i pozzi di luce molto diffusi nel tessuto storico di Bressanone. Con grande coerenza i materiali sono ridotti, all’interno e all’esterno, al vetro e al calcestruzzo a vista. L’essenzialità degli allestimenti interni si adegua ai ritmi della didattica, basata su una quiete e una concentrazione quasi monacali.
Lungo la pista ciclabile della Val Pusteria, accanto a una strada molto trafficata all’ingresso della valle, si trova la stazione di servizio e di ristoro per le biciclette Lanz. La sua posizione ben servita dalle grandi vie di traffico ne fa un punto di sosta apprezzato anche dagli automobilisti, che trovano una dotazione adeguata di parcheggi. Il chiosco provvisorio in legno dei primi tempi è sostituito oggi da un volume di forma allungata in calcestruzzo armato intonacato che si incastra in parte nel ripido pendio adiacente. Il committente è talmente legato alla stazione di servizio da aver fatto costruire la propria abitazione sul tetto del fabbricato a un solo piano. La casa è un volume cubico bianco molto articolato: superfici vetrate a tutta altezza davanti agli spazi di vendita e di ristoro, una corte a giardino riparata e alcuni locali di servizio quasi privi di finestre. Per sottolineare il legame con il territorio la stazione di servizio è verniciata esternamente con pigmenti minerali dalla tonalità grigio-bruna.
Questa casa unifamiliare alquanto originale, che spicca in un contesto di edilizia rurale abbastanza recente, si compone di due parti distinte: da un lato le strutture originarie di una casa contadina vecchia di 300 anni, in cui vive da molte generazioni la famiglia dell’architetto stesso, dall’altro la nuova addizione sepolta sotto un cumulo di pesanti tronchi d’albero. L’idea di abitare sotto una catasta di tronchi è venuta ad Armin Blasbichler già da bambino, quando giocava nel bosco, e da adulto non ha fatto altro che tradurla in pratica razionalmente. In realtà sotto i tronchi grezzi non si nascondono ambienti freddi e oscuri, ma pareti vetrate e aperture che danno origine a un raffinato gioco di luci. Degni di nota sono anche la varietà di materiali utilizzati, dal cemento grezzo con inseriti frammenti di vetro all’acciaio ad alta brillantezza della cucina, e i molti virtuosismi progettuali risultato della fantasia dell’architetto.
Le superfici antistanti l’abbazia dei Canonici Agostiniani sono state utilizzate per molti anni come parcheggio per le auto. Poiché erano circondate da edifici di notevole pregio storico, era necessario valorizzarle attraverso una risistemazione complessiva della piazza. L’intervento si è articolato in tre settori: l’area di accesso dall’esterno, la piazza dell’Abbazia e l’accesso alla porta del convento. La piazza è stata ribassata di 1,5 metri per restituire alle facciate prospicienti le proporzioni originarie. Al centro è stata inserita una piastra di acciaio da cui scaturisce uno zampillo d’acqua. Un salto d’acqua fiancheggiato da gradoni in legno utilizzabili come sedute delimita la piazza, costituendo una sorta di tribuna per le rappresentazioni all’aperto. In caso di maltempo è possibile anche allestire un tendone sorretto da pilastri di acciaio e fissato tramite tiranti. Tutti i nuovi elementi di arredo, quali pavimentazioni, parapetti, gradini ecc., sono stati realizzati in granito prendendo come riferimento il complesso abbaziale.
I pendii a vigneti di Novacella sono caratterizzati dalla presenza di lunghi muri in pietra a secco. Su una di queste strutture di contenimento è disposto il gruppo di due case unifamiliari con un’ala di collegamento. La struttura portante in legno dell’edificio più grande poggia sul piano terreno, anch’esso in pietra a secco, mentre il blocco più piccolo interamente in legno è a contatto diretto con il terrazzamento. Tra le due costruzioni si estende un’area a giardino con uno specchio d’acqua naturale. Le pareti inclinate verso l’esterno e rivestite in tavole di legno orizzontali proteggono le facciate dalla pioggia battente. Le finestre sono profondamente intagliate nelle murature oblique tanto da sembrare delle vere e proprie logge. Gli interni sono caratterizzati da una successione di ambienti insolitamente fantasiosi, con le pareti bianche e in alcuni casi colorate e un impiego diffuso del legno. Con la legna di scarto della propria attività di carpentiere il capofamiglia soddisfa il fabbisogno termico di entrambe le abitazioni.
Circondata dal parco del Seminario, l’Accademia Cusano fu un progetto pionieristico per la scena architettonica altoatesina del dopoguerra, tanto da ricevere un ampio consenso anche fuori dalla regione. Il corpo di fabbrica su tre livelli delimita la corte retrostante il barocco palazzo del Seminario e nella facciata est, reinterpreta attraverso un linguaggio contemporaneo, uno dei temi dominanti del centro storico di Bressanone, quello dei portici. I materiali impiegati, cemento a vista e mattoni, conferiscono una qualità elevata alla pelle esterna e agli interni che non a caso sono ancora in perfetto stato di conservazione dopo oltre mezzo secolo. Il centro dell’edificio è occupato da una grande sala che comunica con i piani superiori per mezzo di balconate e rappresenta lo spazio collettivo più grande dell’edificio, tanto da essere utilizzata spesso per l’ottima acustica. Le sue volte in cemento a vista, molto elaborate dal punto di vista statico, presentano una successione di superfici curve che forniscono un buon livello di illuminazione allo spazio sottostante.
Il più grande complesso fortificato delle Alpi fu terminato nel 1838 ma non venne mai utilizzato per scopi bellici. Si ritrovò così declassato a deposito di munizioni fino a quando, nel 2005, venne acquisito dalla Provincia autonoma di Bolzano per scopi culturali. Finora sono stati ristrutturati il Forte Alto e il Forte Medio, trasformati in sedi espositive. I camminamenti sotterranei sono stati prolungati scavando nella roccia e collegati tramite una galleria verticale alla polveriera superiore, oggi distrutta. Nella galleria verticale è stata inserita una scala che si libra nello spazio come una scultura in modo da non ostacolare la vista verso l’esterno. Un nuovo corpo di fabbrica in calcestruzzo integra i ruderi, coperti con un tetto di lamiera di acciaio. In acciaio patinato nero sono invece tutti gli altri elementi e le strutture di servizio inseriti nel forte, grazie ai quali i padiglioni lasciati privi di porte e finestre sembrano fluttuare con eleganza sulle rive del lago artificiale sottostante.
Il Museo è situato accanto alla farmacia Peer, in uno dei palazzi cittadini più antichi di Bressanone. Le vetrine e gli ingressi del negozio, rivestiti con profili in metallo scuro e lamiera di acciaio, sono ritagliati con grande sensibilità nella facciata intonacata al piano terreno. Al museo si accede percorrendo un passaggio coperto da volte gotiche, sotto le quali sono appese alcune eleganti vetrine con i telai in metallo scuro. Le strutture storiche dell’edificio, con le scale che immettono al piano superiore, sono state interamente riportate alla luce e dotate di inserti moderni chiaramente riconoscibili. Lo stesso principio si estende alle sale espositive parzialmente rivestite con le pannellature in legno originarie, dove una serie di moderne vetrine curate nei dettagli presenta 400 anni di storia della farmacia.
L’edificio occupa una posizione strategica ai margini del centro storico, mediando tra la successione ininterrotta delle facciate storiche e gli edifici vicini più recenti. Si tratta di un’architettura chiaramente contemporanea che si impone sul contesto, gioca con le proporzioni dell’edificato circostante e crea tensione con i suoi volumi parallelepipedi impilati e sfalsati. L’impiego di una struttura portante in cemento armato rivestita con un intonaco speciale impermeabile ha permesso di ricavare una serie di sbalzi e arretramenti nel corpo di fabbrica alto due piani. Questo trattamento dei volumi permette di ricavare davanti alle camere delle zone scoperte illuminate dall’alto come piccole corti, che creano un senso di protezione e di intimità. Un ulteriore taglio sulla copertura lascia penetrare la luce all’interno dell’edificio. La terrazza a verde sulla sommità dell’albergo offre una piacevole vista sui tetti della città e sulle montagne che circondano la conca di Bressanone.
La struttura è composta da pareti leggere rivestite con listelli di castagno e incorniciate da muri di sostegno e soffitti in cemento a vista. Le lastre di cemento, tagliate con truciolato grossolano, sono state abilmente collocate nel terreno, per cui l'edificio si adagia armoniosamente nel ripido pendio. Gli spazi per il riempimento, l'imballaggio e lo stoccaggio sono completamente interrati, favorendo il raffreddamento. La sala di degustazione e vendita è vetrata a tutta altezza con un rivestimento superiore in castagno. I materiali naturali caratterizzano la stanza: intonaco argilloso, lastra nera, pavimento in ardesia e legno oliato. L'arredamento minimale orienta la concentrazione sull'essenziale: i vini. La luce penetra dall'alto e si diffonde nella stanza. Dalla sala degustazione piccole finestre a spioncino permettono di dare un’occhiata alla cantina che conserva i vini d’annata. La particolare attenzione al paesaggio e la predilezione di materiali naturali si riflette anche nella filosofia che l’azienda vinicola Garlider applica alla produzione di vini biologici.