Agli inizi degli anni Trenta il Fascismo arriva a Bolzano e pone le sue basi e livello culturale, ma anche urbanistico con una identità unica e immediatamente riconoscibile. Il Monumento alla Vittoria e il palazzo del Tribunale ne sono simboli lampanti.
Molte vie e palazzi della città vecchia di Bolzano, nati del corso nell’Ottocento e caratterizzati da tipici elementi del barocco bavarese, esprimevano il carattere tedesco della città. Negli anni Trenta il fascismo si impegnò rapidamente a “correggerne” e modificarne l’aspetto, volendo sottolineare il carattere italiano della città di Bolzano anche nel suo nucleo storico. Gli architetti misero quindi mano ad esempio a Piazza Domenicani, a via Cassa di Risparmio e a via Museo.
È però una volta passato il ponte Talvera che l’architettura fascista si manifesta in tutta la sua pienezza con due alte colonne su cui sono posti il leone di San Marco e la lupa capitolina e con il Monumento alla Vittoria, firmato dall’architetto Marcello Piacentini. Dal Monumento, oggi sede anche di un museo sotterraneo che ne ripercorre la storia, si sviluppano Piazza della Vittoria, attorniata da edifici con tipiche sembianze fasciste e Corso della Libertà che con i suoi alti porticati e i suoi edifici, costituisce una prosecuzione in chiave fascista dei portici medievali del centro storico.
Altro importante insieme urbanistico dell’epoca era il monumentale Palazzo del Tribunale, opera dell’architetto Paolo Rossi de’ Paoli che, assieme al Palazzo del Littorio col grande altorilievo di Hans Piffrader che raffigura il Duce a cavallo (ora Palazzo degli Uffici finanziari) e alla Chiesa di Cristo Re, forma una sorta di “triade di poteri”. Nel 2017 è stata applicata davanti al rilievo della facciata del Palazzo degli Uffici finanziari una frase di Hannah Arendt (“Kein Mensch hat das Recht zu gehorchen – Nessuno ha il diritto di obbedire – Degnu n’a l dërt de ulghè”) con l’obiettivo di storicizzare l’opera di Piffrader.
Il progetto urbanistico fascista prevedeva una netta divisione spaziale e sociale della città. Il centro storico e parte del quartiere Gries erano riservati all’élite sociale e politica, le case popolari intensive di via Milano, piazza Matteotti e via Torino erano destinate a lavoratori privilegiati, come i ferrovieri, e in periferia si svilupparono i grandi centri operai: il Rione Littorio e il Rione Dux, meglio conosciuto come quartiere Semirurali, di cui rimane oggi un’unica casa resa museo.
Il fascismo puntò anche sull’aggregazione sociale nella città, costruendo strutture per lo sport e il tempo libero come l’attuale EURAC Accademia Europea, nata come sede della “Gioventù Italiana del Littorio”, lo Stadio Druso e le piscine del Lido. Queste strutture sono state conservate negli anni e vengono ancora oggi ampiamente sfruttate dalla collettività.