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    Luoghi da vedere in Alto Adige

    L'Alto Adige è una terra ricca di miti e leggende, nate negli anni intorno a luoghi misteriosi e formazioni naturali insolite che la cultura popolare ha trasformato in posti fantastici, come le “panche“ sullo Sciliar, strane formazioni rocciose che la leggenda vuole sede dei sabba notturni delle streghe. Ma anche luoghi fortemente evocativi come gli “omini di pietra”, cumuli di rocce a guisa di uomini pietrificati, le rovine di Castelvetere, dove si respira un'atmosfera quasi magica, o le piramidi di terra, straordinari fenomeni geologici dal sapore soprannaturale.

    Risultati
    Fortezze e castelli
    Sorgenti delle steghe
    Castelrotto, Regione dolomitica Alpe di Siusi

    Sorgenti delle streghe: all'insegna dell'avventura con la strega Curadina passando le sorgenti sulfuree

    Arte e cultura
    14 Der Suldenbach
    Prato allo Stelvio, Val Venosta

    Suldenbach

     

    Der Suldenbach der im Prader Ortsteil Schmelz das enge Gebirgstal verlässt  und später in die Etsch mündet, setzt sich aus dem Trafoi- und Suldnerbach samt deren Nebengewässer zusammen und nennt sich nach dem größeren der beiden, Suldenbach. Dieser Wildbach, im wahrsten Sinne des Wortes, hat die Geschicke des Dorfes Prad und seiner Bewohner stets maßgeblich geprägt. Der Suldenbach, noch von unseren Vätern als der Teufel selbst genannt, war bis zu seiner endgültigen Verbauung im 19. und vor allem 20. Jahrhundert unberechenbar. In seiner Urgewalt, ständig laufwechselnd, hatte der verheerende Wildbach,  als Vollstrecker seiner Wut, den Bauern in Prad-Agums wiederholt auf Jahre die Hoffnung und den Böden die Fruchtbarkeit geraubt, indem er eine Unmenge von Steinen, Geröll und Sand zurückließ. Der Grundherr bzw. die Gerichtsbarkeit gewährte in solchen Fällen zwar einen Steuernachlass, aber weder den Ernte-Verlust noch die  Furcht vor neuen Schicksalsschlägen des Vinschgau weit größten Wildbaches konnten sie nicht ersetzen. Ungeachtet der Willkür dieser Naturgewalten, gab es mitunter auch solche von Menschhand selbst ausgelöste Katastrophen. Darunter fallen jene,

     

     

     

     

    die durch das Holztriften aus den Wäldern des Trafoi- und Suldentals auf dem Suldenbach verursacht wurden. So berichtet uns eine “Kundschaftsurkunde“ vom 17. September 1517, dass zu „Unzeiten“ (unbeaufsichtigt) der Holzrechen auf „Beide Wasser“ (Gomagoi) brach. Dieser hatte die Aufgabe das „angewasserte Holz“ (ins Wasser betriebene Holzstämme) aufzuhalten. An die 2000 Baumstämme wurden auf einen Schlag fortgeschwemmt und erreichten schließlich Prad. Unter dem Dorf bei der „Tschengler prugkhen“ machte das Triftholz einen „Knopf“, der Bach wurde aufgestaut, der Runst eingesandet bis zu den hintersten Kalköfen in der „Schmelz“. Wasser und Holz traten über die Ufer, drangen in Haus und Feld und zerstörten alles was sich ihnen in den Weg stellte. Das Holzflößen, von Prad bewilligt vom Heilig-Kreuz-Tag (14. 9)  bis St. Jörgen-Tag (24.4.), verursachte stets eine Lockerung des Bergfußes sowie des Bachbettes selbst und war damit neben den Holz-Kahlschlägen Mitauslöser so manchen Unheils. Während die Lichtensteiner von Tschenglsberg als Grundherren für je 1000 Prügel, die auf dem Bache getriftet wurden, ein Pfund Pfeffer Zinsabgabe einforderten, blieb die ohnehin notorisch arme Bevölkerung bei Instandsetzung und Wiederaufbau von Flur und Haus zumeist auf sich gestellt.

    Einer effizienten Bachverbauung standen hingegen nicht nur die Gemeinden von Mals, Tartsch und Glurns als Waldbesitzer im Trafoi- und Suldental, abgeneigt gegenüber, sondern natürlich auch die Kalkofen-Betreiber von Prad. Musste ihr Schlägerholz doch auf dem Wasserweg nach Prad transportiert werden. So blieb es der Bevölkerung von Prad-Agums überlassen, den Wassern des Suldenbaches, zumindest in Dorf-Nähe Einhalt zu gebieten. Allein die konstruktiven Maßnahmen  reichten zumeist nur vorübergehend aus, einem anschwellenden Bach hielten die primitiven Archen nicht Stand. Eine wirkungsvolle Verbauung konnte schließlich erst durch Errichtung von gemauerten Klausen und Uferschutzmauern unter Leitung des Tiroler Bauamtes zu Beginn des 20. Jahrhunderts erzielt werden. Letzte Baumaßnahmen am 1600 m lang regulierten Bachlauf fanden mit einem Kostenaufwand von 1,86 Mrd. Lire  in den Jahren von 1986 bis inklusive 1990 statt.

    Arte e cultura
    Monumento all'Imperatore Francesco Giuseppe
    Laces, Val Venosta

    Nel 1994 la sezione di Laces dei simpatizzanti dell'Imperatore Austro-Ungarico Francesco Giuseppe sostituì il vecchio busto con il busto di bronzo proveniente da Praga. Il monumento di marmo bianco di Lasa venne eretto nel 1908 e nel 1919 scomparve misteriosamente. Nel 1994 la sezione di Laces dei simpatizzanti dell'Impero Austro-Ungarico lo sostituì con un busto di bronzo proveniente da Praga. Il monumento ricorda il sessantesimo anno di regno del penultimo Imperatore dell'Impero Austro-Ungarico, Francesco Giuseppe I di Asburgo-Lorena.

    Arte e cultura
    Portici
    Bolzano, Bolzano e dintorni

    Cuore del borgo commerciale medievale, caratteristica che ha conservato fino ad oggi con la sequenza senza soluzione di continuità di negozi, taluni tipici e tradizionali, altri moderni e raffinati. Le facciate sono un'allegra sequenza di tratti architettonici diversi: gli erker (sporti murali), le decorazioni a stucco, i colori pastello, il balcone di Palazzo Mercantile, i porticati che si alternano in varie altezze e con varie decorazioni. Particolarmente belli sono quelli del Vecchio Municipio, ora sede dell'Archivio Storico Comunale, costruiti a sesto acuto con belle decorazioni a fresco. Interessanti sono anche i vicoli che collegano alle vie parallele che mostrano i vari usi dei corpi abitativi (negozio, magazzino, cantina, androni, laboratori)

    Arte e cultura
    Bunker Nr. 7
    Rasun Anterselva, Regione dolomitica Plan de Corones

                                                                                                            

    Arte e cultura
    La vite Versoaln a Prissiano
    Tesimo, Merano e dintorni

    La vite Versoaln presso Castel Katzenzungen a Prissianoè la più grande e quasi certamente la più antica del mondo. Con oltre 360 anni alle spalle, la vite autoctona altoatesina si estende ai piedi del maniero per 300 m² su una tradizionale pergola di castagno. Secondo la leggenda la vite crescerebbe in quel luogo da 600 anni.

    La zona di coltivazione principale di questa qualità fruttata e dai riflessi verdognoli, un tempo era la Val Venosta. I vini Versoaln presentano una struttura delicata con un’accentuata acidità.

    Arte e cultura
    Patrimonio naturale Pozze di Tablà / Tablander Lacken
    Parcines, Merano e dintorni
    I laghetti “Tablander Lacken” sono due laghi di alta montagna nel Parco Naturale Gruppo di Tessa e si trovano sotto il giogo “l'Halsljoch” a circa 2.650 m s.l.m. Sono vicini ai laghi di Sopranes e sono circondati dalle cime “Tschigat”, “Lazinser Rötelspitz”, “Plattenspitz” e “Stacklwand”.

    Il toponimo “Tabland” si riferisce alla piccola frazione di Tablà a Parcines. Il nome “Lacke” deriva dal dialetto altoatesino - in Alto Adige, i piccoli laghi sono generalmente chiamati "Lacke". 

    Il grande lago è lungo 160 m, largo 90 m e profondo circa 8 m. Il piccolo lago è lungo 50 m e largo 40 m. Entrambi si trovano in un bacino poco profondo formato da ghiacciai dell'era glaciale. L'acqua dei “Tablander Lacken” proviene dai pendii delle cime circostanti e scorre sottoterra nel rio Zielbach nella valle Zieltal di Parcines. 

    I laghi di montagna solitari possono essere raggiunti attraverso impegnative escursioni in alta montagna nel Parco Naturale Gruppo di Tessa.

    (fonte: Ewald Lassnig - Dorfbuch Partschins)
    Arte e cultura
    Viewpoint Lech Sant
    Santa Cristina Val Gardena, Regione dolomitica Val Gardena
    L'idilliaco Lech Sant (in ladino “Lago Santo”) è il lago più grande dell' Alpe Mastlé. Il prato ai bordi del lago, con una magnifica vista sulle cime Odle, invita a soffermarsi e a rilassarsi.
    Arte e cultura
    Piramidi di terra a Montoppio
    San Genesio Atesino, Bolzano e dintorni

    Formazioni geologiche dell'ultima era glaciale Sono formazioni geologiche dell'ultima era glaciale. Il terreno argilloso di colore rosso si stacca franando al di sotto dei prati e dei boschi e si formano le piramidi di terra. Lo smottamento proviene dal rio Margherita, che scorre nella Val d'Adige verso Settequercie.

    Arte e cultura
    Gola del Rio Gaido
    Andriano, Strada del Vino
    Nel corso degli anni il Rio Gaido ha scavato profondamente la roccia porfirica e ha formato una stretta e suggestiva gola con magiche cascate. La gola si presenta semplicemente affascinante e la sua bellezza ti lascia a mozzafiato: le rocce ricoperte di muschio, la forza dell'acqua, la vegetazione ricca di specie (tra cui felci e varie specie di orchidee) formano un gioco indisturbato della natura.

    Ci sono luoghi dove la natura ha creato qualcosa di unico nel corso di migliaia di anni .
    Arte e cultura
    "Tiroler Platz" a Marlengo
    Marlengo, Merano e dintorni

    Ubicata in centro a Marlengo, la Tiroler Platzl è tra le iniziative più significative dell'intero Tirolo. In questa piazza fu inaugurato nel 2009, in occasione del bicentenario hoferiano, un monumento unico nel suo genere: quattro rocce provenienti dalle terre che configurano il Tirolo storico e una cartina che ne mostra il profilo, a testimonianza delle radici comuni delle quattro regioni.

    Arte e cultura
    Sequoie giganti
    Cortaccia sulla Strada del Vino, Strada del Vino

    Una dozzina di alberi giganti, alti fino a 40 m, ornano il piccolo altipiano di Fennhals. Gli alberi sono stati piantati nel 1898 in occasione del 50. giubileo dell'incoronazione dell'Imperatore austriaco Francesco Giuseppe.

    Arte e cultura
    La Val di Morins - Valle dei Mulini
    Badia, Regione dolomitica Plan de Corones

    La valle del rio Seres, nel villaggio degli alpinisti Lungiarü, è nota come "Valle dei Mulini" per la presenza lungo il suo corso di numerose macchine idrauliche. Nel tratto tra le due viles di Seres e Miscì, poste rispettivamente sulla sinistra e sulla destra orografica del rio, sono concentrati 8 mulini, 2 dei quali dotati di doppia ruota, ed una teleferica ad acqua.

    Arte e cultura
    Cascate Trafoi
    Stelvio, Val Venosta

    Alla fine del parcheggio vicino al recinto di cervi si prende il sentiero n. 9 che porta nel bosco. Camminando lungo il ruscello a sinistra si passano dei piccoli ponticelli  prima di salire attraverso le serpentine fino alle tre cascate. Seguendo il sentiero stretto si scende a valle. Chi non cuole affrontare i passaggi ripidi può anche scendere prendendo il sentiero di salita.

    Arte e cultura
    Via Dr. Joseph Streiter
    Bolzano, Bolzano e dintorni

    Porta il nome del poeta, giurista e sindaco di Bolzano nella seconda metà del XIX secolo. Essa corrisponde al fossato nord del primo borgo medievale i cui edifici del lato meridionale corrispondono al corpo di fabbrica di quelli settentrionali die Portici. L'inizio della via costituisce, specie in estate, un angolo di Bolzano molto suggestivo: sui banchi del pesce è allestito un originale bar all'aperto; negozi, decorazioni e locali creano un'atmosfera particolare e unica. La strada è attraversata da più archi che le conferiscono un carattere medievale. Il civico 25 corrisponde all'ingresso dell'Antico Municipio.

    Arte e cultura
    4 Am Haus der Englischen Fräulein
    Prato allo Stelvio, Val Venosta

    Das „Zoderer-Haus“ - Bp.103 – Silberstraße 55 + 57

         

    Dieses Haus beschließt in der Silberstraße als letztes die lange Gebäude-Reihe ab der Kreuzung „Plattergasse“  Richtung „Gånderegg“ und beeindruckt durch seine vorherrschende Frontfassade an einer Wegegabelung im Prader Oberdorf. Der Baukörper aus dem 17. Jahrhundert mit tonnengewölbtem Hausgang und Stube mit Leistentäfelung, beherbergte in seiner wechselvollen Geschichte ebenfalls diverse Geschlechter. So zum Beispiel ab 1810 die Familie Joseph Zoderer - Schützenmeister. Aus ihr stammten: Martin Zoderer – Kurat in Arzl/Imst, Joseph Zoderer – Gde. Vorsteher zu Prad, Johann Zoderer – Lehrer, Anton Zoderer – Photograph, Georg Zoderer – Kapuziner und Alois Zoderer – Stadtpfarrer in Vils. Wobei sich die zwei Letzteren im Revolutionsjahr 1848 große Verdienste erworben haben und mit dem goldenen Verdienstkreuz bzw. Ritterkreuz des „Franz-Joseph-Ordens“ ausgezeichnet wurden.  Die Feuer- und Futterbehausung, wie das Anwesen im Maria-Theresianischen Kataster von 1781 bezeichnet wird, war damals als zweigeteilter Besitz den „Englischen Frauen zu Meran“ Grundzins pflichtig und hatte demnach jährlich Roggen, Gerste und ein „Schnitthuhn“ zu reichen. Das Wirtschaftsgebäude, zusammen mit einem Obst- und Krautgarten, befand sich hier, im Gegensatz zu geschlossenen Anwesen, an der gegenüberliegenden Straßenseite. Als beim letzten Großbrand vom 20. auf den 21. September 1888, ausgehend von der Scheune des damaligen Sonnenwirtsgutes (heute Sprengelstützpunkt), 14 Häuser samt Wirtschaftsgebäuden eingeäschert und 42 Parteien obdachlos wurden, fand das Feuer hier an der Bauparzelle 103, seine letzte Nahrung.  Nach einem aufopferungsvollen Wiederaufbau, gaben sich in der Folge wiederholt verschiedene Bewohner die Klinke in die Hand, bis schließlich Heinrich Gander den Besitz erwarb und damit den ständigen Wechsel ein Ende setzte. Mit 1. Juni 1981 stellte das Landesdenkmalamt das Gebäude unter Schutz und in den Jahren 1995/96 wurde es vom heutigen Besitzer Remo Gander einer mustergültigen Restaurierung und Innensanierung unterzogen.

    Chiese e abbazie
    Chiesa di Sant' Egidio, Corzes
    Silandro, Val Venosta
    Durante l’estate, percorrendo con lo sguardo il Monte Sole, giusto sopra il centro di Silandro è possibile individuare la piccola chiesetta di Sant' Egidio. L’edificio, collocato tra terrazzi di pietra nel mezzo dell’area stepposa di Corces, ricorda scorci più mediterranei che alpini.   Il tetto a piramide ottagonale del campanile e il grande affresco di S. Cristoforo sulla facciata a sud caratterizzano la chiesa di Sant' Egidio, che è simbolo per tutta la valle. La torre campanaria risale al XIV secolo e fu realizzata in occasione dei lavori di ampliamento della chiesa romanica. L’affresco di S. Cristoforo, invece, risale al periodo attorno il 1330. Anche sulle pareti interne sono presenti pitture risalenti al XIII e XV secolo, un periodo in cui la chiesa abbarbicata sopra i pendii di Corces era molto frequentata.

    Già in tempi remoti l’uomo iniziò a stabilirsi in questa posizione strategica con vista su tutta la valle. La presenza di popoli antichi è testimoniata anche dal ritrovamento di resti di un insediamento preistorico nelle immediate vicinanze, chiamato dagli abitanti del posto “Schatzknott”.    
    Arte e cultura
    Sentiero tematico "Bosco delle Api"
    Cornedo all'Isarco, Regione dolomitica Val d'Ega

    Sul sentiero tematico “Bosco delle Api” è possibile immergersi nel misterioso mondo delle api.

    Il percorso, lungo circa 2 chilometri, vi porterà attraverso prati e boschi a diversi luoghi energetici con stazioni e tabelloni, fino alla casa dell'apicoltore con favi e arnie in esposizione - questi sono visibili da metà maggio a fine settembre.

    In queste stazioni si apprendono fatti interessanti sulla vita nell'alveare, sull'importanza delle api per il nostro ecosistema e sulle sfide che questi piccoli e laboriosi insetti devono affrontare oggi. Per bambini e adulti, il percorso offre un'esperienza educativa e sensoriale: ascoltare il ronzio delle api, vedere le loro traiettorie di volo e percepire quanto sia importante il loro lavoro per il nostro ambiente.

    Non si tratta solo di api mellifere: i visitatori possono anche conoscere la vita emozionante e molto diversa delle api selvatiche.

    Presso la casa dell'apicoltore, tutti hanno poi l'opportunità di osservare da vicino il viavai dell'alveare.

    Informazioni pratiche:

    • Lunghezza del percorso: circa 2 km, ideale per una passeggiata rilassante.
    • Durata: da 1 a 1,5 ore circa
    • Accessibilità: Il sentiero è solo parzialmente accessibile per passeggini e sedie a rotelle. Non possono essere utilizzati per l'intero percorso.
    • Periodo migliore per visitarlo: Dalla primavera all'autunno, quando la natura è in piena fioritura e le api sono più attive.

    Immergetevi nel mondo delle api e scoprite i segreti di questi piccoli supereroi: venite a vedere voi stessi quanto sia affascinante e prezioso il loro lavoro.

    Ecco una breve presentazione:
    Video Bosco delle Api
    Arte e cultura
    Piazza Stazione
    Bolzano, Bolzano e dintorni

    Il tratto ferroviario Verona-Bolzano viene ultimato attorno alla metà del XIX secolo; la stazione ferroviaria risale al 1928 ed è opera di Angelo Mazzoni con diverse sculture allegoriche (elettricità, vapore, fiumi), opere di Franz Ehrenhöfer. la Fontana delle Rane, situata di fronte, viene rifatta secondo l'originale del 1930, distrutto dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale.

    Arte e cultura
    Terme storiche
    Merano, Merano e dintorni

    Chi passeggia oggi per Merano percepisce ovunque le tracce della sua lunga tradizione termale. Uno degli edifici emblematici in questo senso è il primo complesso termale di Merano, il "Kurmittelhaus", cuore storico della cultura del benessere cittadino: qui, medicina, salute e stile di vita elegante si sono intrecciati fin dall’inizio del Novecento.
    Già alla fine del XIX secolo, Merano era una rinomata città termale, località di cura, apprezzata per il suo clima mite, l’aria pura e i trattamenti salutari. Ma fu con la costruzione del centro termale nel 1906 che la città consolidò il proprio ruolo di spicco tra le strutture analoghe dell’Europa centrale. L’intento era ambizioso: offrire trattamenti all’avanguardia in un contesto di raffinata eleganza, dove il soggiorno curativo fosse anche esperienza estetica e sociale.
    Progettato dall’architetto Max Langheinrich, l’edificio colpisce per la sua costruzione a tre piani, sovrastata da una cupola. L’ingresso è preceduto da un elegante porticato colonnato semicircolare, mentre al piano nobile si accede attraverso una scalinata marmorea dai raffinati decori niellati; dal soffitto pende un imponente lampadario ligneo con statue a figura intera dai caratteristici costumi tradizionali tirolesi. Già allora, la struttura simboleggiava l’alleanza tra scienza e arte di vivere. Al suo interno trovavano spazio moderni bagni terapeutici, sale per inalazioni, impianti di fototerapia e persino un innovativo sistema di riscaldamento elettrico, in un’epoca in cui l’elettricità era ancora una novità assoluta.
    Curiosità
     I primi trattamenti proposti si basavano sul celebre programma di cure a base di succo d’uva di Merano, molto in voga tra i frequentatori internazionali dell’élite.
     Il "Kurmittelhaus" offriva cure per patologie respiratorie, disturbi circolatori e nervosi, nonché cure idropiniche con acque minerali provenienti da sorgenti locali, ideali per chi cercava una terapia dolce ma efficace.
     Oltre che terapeutico, il centro era anche un luogo di socialità: la mattina ci si dedicava alle cure, il pomeriggio si passeggiava sul Lungo Passirio o si assisteva a un concerto nella sala interna. Merano divenne così sinonimo di raffinatezza, benessere e vita culturale.
    Una visita a Merano non può dirsi completa senza un passaggio davanti al centro termale. Senza bisogno di parole, l’edificio racconta la storia di una piccola città che seppe conquistare l’Europa con la forza della natura, la qualità delle cure e una visione lungimirante del benessere.

    Arte e cultura
    Le tre Fontane Sante
    Stelvio, Val Venosta

    La chiesetta delle tre Fontane Sante di Trafoi, ai piedi dell'Ortles, racconta una storia particolare: nel XIII secolo, il pastore Moritz nel punto in cui oggi sorge la cappella, vide tre rigagnoli che sgorgavano dalla roccia. Ognuno di essi portava con sé una croce e il pastore riuscì a prenderne due. La terza sparì nel flusso dell'acqua. Nel XV secolo fu edificata la chiesetta, che da allora è stato un luogo di pellegrinaggio mariano. Ancora oggi alle Fontane Sante si attribuiscono poteri guaritori.

    Arte e cultura
    Il larice più antico sull'Altipiano del Salto
    San Genesio Atesino, Bolzano e dintorni

    L’albero si trova sul Salto di Malgorer.

    È il piú vecchio larice del Salto ma l’età esatta non può essere definita.

    Forma a candelabro dei piú forti rami inferiore. La chioma ha potuto svilupparsi liberamente in assenza di concorrenza.

    Il larice é indicato come particolaritá estetica nel mezzo del grande bosco di larici del Salto.

    Il meraviglioso passato di questo albero ha subito un danno irreparabile dalle masse di neve durante l’inverno di 2008/2009, numerosi rami sono stati spinti verso il basso.

    Altezza dell‘albero: 24m

    Diametro: 2,03m

    Circonferenza: 6,40m

    Località: Montoppio

    Altezza s.l.m.: 1435 m

    Arte e cultura
    Buche di ghiaccio e cantine fredde
    Laion
    Le buche di ghiaccio, chiamate anche cantine di ghiaccio, si trovano generalmente nell'oltradige, ma tre di queste cantine di ghiaccio sono state trovate anche a Pontives/Laion. Questo è un raro fenomeno naturale che può essere spiegato dal principio fisico della circolazione dell'aria. L'aria calda dell'estate scorre dall'alto verso il basso del ghiaione e viene raffreddata molto forte nel processo. L'aria pesante e fredda esce di nuovo dalle "cantine" e così anche l'area circostante viene raffreddata molto forte. Il ghiaccio si forma sulle superfici rocciose. Nei mesi invernali, questo sistema crolla perché le condizioni sono invertite. Le cantine erano costruite sopra gli interstizi del pavimento e isolate dall'esterno. Sembrano piccoli bunker. 
    Le tre cantine di ghiaccio di Laion si trovano in Val Gardena, al bivio per San Pietro in Valle. La più grande è proprio accanto alla strada e consiste in due camere. I due più piccoli sono nella foresta.
    Arte e cultura
    Omini di pietra
    Sarentino, Merano e dintorni

    I cosiddetti "omini di pietra" (in tedesco "Stoanerne Mandln") sono una meta molto ambita dagli escursionisti. Tali manufatti disposti su una malga a oltre 2000 metri di quota sono rivolti verso le Alpi Sarentine.

    Tali costruzioni sono presenti anche in altri luoghi della regione e si pensa siano servite per orientarsi. Ma nel caso degli omini di pietra di Sarentino si tratta di piramidi di pietre con caratteristiche risalenti alla preistoria, sono state qui ritrovate, infatti, pietre focaie del neolitico e incisioni rupestri altrettanto antiche. Tutti questi elementi confermano come questo fosse stato un punto di passaggio montano usato da migliaia di anni.

    Mitologia e culto delle streghe
    Questo è un luogo avvolto nella leggenda. Nei secoli scorsi gli uomini credevano che qui le streghe s’incontrassero con il diavolo con il quale festeggiavano il sabba. Sempre da qui le streghe influenzavano il tempo e mandavano a valle terribili temporali.

    Consiglio: Escursioni all'alba e tramonto.

    Arte e cultura
    Pietra militare romana
    Valdaora, Regione dolomitica Plan de Corones

    (201 dopo Cristo) L'11 aprile 1958, nell'ambito dei lavori di costruzione della centrale elettrica della Goste, a una profondità di circa 8 m fu scoperta una pietra miliare romana. In un vero e proprio "momento di grazia" i fratelli Reinhold e Richard Prugger riconobbero il valore storico di questo monumento, impedendo così che la pietra fosse raccolta dalla pala dell'escavatore e depositata per altri mille anni o più nella scarpata del nuovo bacino artificiale Il monumento in pietra granitica, alto 2,33 m (con uno zoccolo di 90 cm) e dal diametro di 39 – 42 cm, è in buono stato di conservazione. Ben conservata è anche l’iscrizione riportata sulla pietra miliare, in cui si legge che l'Imperatore Settimio Severo (193-211) e i suoi figli Caracalla e Geta fecero ripristinare dal governatore del Norico le pietre miliari rovinatesi nel corso del tempo. La costruzione di questa pietra miliare risale al 201. Come tutte le pietre miliari situate in Val Pusteria, anche questa riporta la distanza in miglia (45, ossia 67,5 km) da Agunt, situata vicino a Lienz. La pietra miliare romana e un monolito ritrovati nella Goste sono oggi collocati in località Seefeld a Valdaora di Sopra. Una ripoduzione esatta è stata piazzata al luogo di ritrovamento, vicino all'Albergo Alte Goste.

    Arte e cultura
    Monumento imperatrice Elisabeth
    Merano, Merano e dintorni

    Nel cuore verde di Merano, tra le palme e le rive del Passirio, si erge su un piedistallo una figura di marmo di straordinaria grazia: la statua dell’imperatrice Elisabetta d’Austria, affettuosamente chiamata “Sissi”. Pochi personaggi storici hanno segnato Merano quanto lei. Senza Sissi, la città non sarebbe forse mai diventata la raffinata località di cura che ancora oggi incanta visitatori da tutto il mondo.

    Quando nel 1870 Elisabetta giunse per la prima volta a Merano per un soggiorno di cura, trovò una cittadina tranquilla, ancora agli inizi della sua ascesa. Celebre per la sua bellezza, per la passione per i viaggi e per l’amore verso la natura, l’imperatrice cercava un clima mite e un’aria salubre per la sua salute delicata e trovò in Merano il luogo ideale. I suoi soggiorni fecero rapidamente notizia: dove soggiornava Sissi, accorrevano anche i membri dell’aristocrazia e dell’alta borghesia europea. In breve tempo, la città vide nascere alberghi eleganti, stabilimenti termali, teatri e caffè, trasformandosi in un fiorente centro culturale ed economico.

    Il Parco Elisabetta venne realizzato nel 1903 in omaggio all’imperatrice: un angolo idilliaco sulle rive del Passirio, che conserva intatto il suo fascino romantico. Fra aiuole curate e alberi maestosi, si trova la statua scolpita da Hermann Klotz, che ritrae Sissi in una posa elegante, con un velo leggero e un portamento nobile. L’atmosfera che la circonda evoca ancora oggi un’eco del fasto imperiale. La statua di Sissi a Merano è una delle poche rappresentazioni che non ne idealizzano l’aspetto. Al posto della solita posa solenne e distante, qui l’imperatrice appare pensierosa, quasi fragile: un’immagine che, forse, si avvicina di più al suo autentico carattere.

    Curiosità

    Hermann Klotz ha concepito la statua affinché lo sguardo di Sissi si posi sulle montagne, in omaggio al suo profondo amore per la natura e per le Alpi.

    Oggi, il Parco Elisabetta è non solo un luogo di memoria storica, ma anche un rifugio ideale per rilassarsi: che si scelga una panchina all’ombra degli alberi secolari o si opti per una camminata lungo la passeggiata, ovunque si è accompagnati dal dolce mormorio del Passirio e da un senso di quieta eleganza. In primavera, con la fioritura di magnolie e camelie, il parco diventa uno dei luoghi più amati da residenti e turisti.

    Passeggiare qui è un po’ come compiere un viaggio nel tempo: l’eleganza della Belle Époqueincontra la rilassata arte di vivere dell’Alto Adige. Chi visita Merano non dovrebbe  mancare una sosta alla statua di Sissi e magari lasciarsi toccare da quella stessa ispirazione che un tempo conquistò l’imperatrice.

    Fortezze e castelli
    Rudere Greifenstein - Castel del Porco
    San Genesio Atesino, Bolzano e dintorni

    Come un nido d'aquila i fragili resti delle mura della rovina Greifenstein - anche chiamato Castel del Porco - abbracciano la rosseggiante roccia di porfiria. Documentata per la prima volta nel 1159 e distrutta più volte a causa di incendi o battaglie, successivamente ricostruite. Secondo una leggenda famosa le rovine ricevettero un secondo nome: Castel del Porco. 

    Le rovine sono raggiungibili facilmente da Cologna a San Genesio: parcheggiate davanti al ristorante Noafer e camminate per 15 miunuti verso le rovine. 

    La leggenda del Castel del Porco

    Tanto tempo fa il principe Federico “dalla tasca vuota”, assediava con il suo esercito il castello Greifenstein.

    Lui arrivò fino alla porta del castello, però questa era protetta molto bene e gli abitanti difendevano il castello Greifenstein con tutti i mezzi.

    Il principe non poteva conquistare il castello. Allora rifletté sul da farsi. Egli decise di prendere per fame gli abitanti del castello. E così successe. Nessuno poteva lasciare la fortezza per la  paura  di essere ucciso. L’assedio durava da parecchie settimane e i viveri nel castello stavano per finire.

    Il principe di Greifenstein decise allora di buttare il suo ultimo maiale dalle mura del castello all’accampamento dei suoi nemici. Egli sperava di far credere ai cavalieri nemici che ci fossero scorte di viveri in abbondanza.Quando i paggi e il castellano apparvero sulla mura del castello, Federico “dalla tasca vuota” credette che loro gli volessero consegnare il castello.

    Però che cosa successe?

    Gli abitanti gettarono il loro ultimo maiale nell’accampamento nemico. Di conseguenza il principe Federico credette che i Greifensteiner avessero ancora molti viveri e diede ai suoi cavalieri l’ordine di andarsene.

    Grazie a questa furbizia il castello e i suoi abitanti furono salvi.

    Da quel giorno il castello Greifenstein viene anche chiamato “castel del porco.”

     

     

     

    Arte e cultura
    Lago di Tarres
    Laces, Val Venosta

    Qui troverete uno splendido panorama e un po 'ambiente tranquillo, impegnato. Intorno al lago porta anche un piccolo sentiero. Il percorso è molto semplice e prevalentemente pianeggiante o con un leggero salita e discesa. Per arrivare a questo luogo idilliaco è necessario seguire la strada    n.9. Solo i membri dell'associazione dei pescatori locali possono pescare lì.

    Arte e cultura
    Biotopo Castelfeder
    Ora, Strada del Vino

    Tra le località di villeggiatura, su un colle di porfido ubicato in posizione strategica, si innalza Castelfeder, noto anche come Castelvetere. Castelfeder, una cupola spaziosa a struttura multipla, ha ospitato, nel corso dei secoli, un insediamento preistorico, romano e dell'Alto Medioevo. Castelfeder è tradizionalmente un luogo d'energia e di culto e, soprattutto in primavera, una popolare meta per piacevoli gite. Della struttura originaria di Castelfeder si sono conservati fino a oggi soprattutto tratti del muro di cinta con le famose "Kuchelen", in origine pensate come mura di difesa, e parti della cappella di Santa Barbara, la cui origine è databile al VI secolo circa. Inoltre, la soleggiata collina di Castelfeder è ricoperta da un'interessante vegetazione con querce secolari e un biotopo. Chi visita la collina di Castelfeder non deve perdere una sua particolarità: lo scivolo della fertilità, uno scivolo di porfido ripido e liscio, considerato il fulcro di un antico culto, su cui le donne desiderose di procreare scivolavano a pancia in giù.

    Chiese e abbazie
    Pietre d'inciampo a Ora
    Ora, Strada del Vino
    Il progetto delle “pietre d’inciampo” nasce nel 1992 dall’idea di un artista berlinese, Gunter Demnig, e consiste nella posa di piccole pietre quadrate nel tessuto urbanistico per ricordare il destino di persone che nel periodo nazista vennero perseguitate, assassinate, deportate, esiliate o portate al suicidio.
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