La porta orientale, detta anche di "Unterrainer" conduce in Via Ragen di Sopra.
Un tempo prestigiose dimore di nobili dame e gentiluomini o castelli destinati a duelli e difesa, oggi, grazie a un'accurata ristrutturazione puoi vivere questi luoghi come emozionanti musei, hotel dall’atmosfera unica, ristoranti fiabeschi o location per eventi. Anche se di alcuni castelli o fortezze rimangono ormai solo delle rovine, tutte queste mura accessibili al pubblico raccontano una storia unica.
La porta orientale, detta anche di "Unterrainer" conduce in Via Ragen di Sopra.
La "Ciasanöia", allora osteria ed importante punto d'incontro per la comunità di Badia, molto simile ad un castello, fu costruita nel 1614 sotto il controllo delle monache di Castel Badia.
Questo edificio fungeva da sede della signoria e luogo in cui i contadini dovevano consegnare le decime.
Ad oggi la casa è privata e non visitabile.
Un tempo la città si riduceva alla storica via Centrale con i suoi frontoni merlati, le belle case borghesi, i balconi, le inferriate artistiche alle finestre e i portoni ad arco: insieme al castello e a vicolo Posteriore, essa costituiva un apparto chiuso a difesa dei suoi abitanti. Dal momento che molte case hanno conservato pressoché inalterata l' originaria struttura del secolo XV, la strada, divenuta ai nostri giorni il luogo di passeggio per antonomasia della Pusteria, coniuga elementi tardomedievali e barocchi.
Da anni la Provincia di Bolzano conferisce un riconoscimento particolare alle famiglie che abitano da oltre 200 anni nello stesso maso. Anche la famiglia Nagler, residente al Maso Murin, ha ottenuto questo diploma nel 2000.
Il nome completo "Murin da Coz" sta a dimostrare che un tempo qui si macinava con il mulino ("murin" in ladino) per il maso vicino di Coz.
Le prime testimonianze scritte parlano invece di un maso "Palua" (menzionato in documenti datati 1566), trasformato intorno al 1780 in "Pares" e infine in "Murin". Gli edifici più vecchi risalgono a prima del 1296. Probabilmente già allora un mulino e una segheria sfruttavano la forza dell'acqua.
Nel 1771 vi insedió una famiglia di Longiarü che portava il cognome "Brochia" (chiodo) e che vide poi, al pari di molti altri, il proprio nome tedeschizzato in "Nagler".
A Murin visse anche lo "stregone" Nazio Nagler (1806-1896), del quale si conservano un bellissimo anello con pietre preziose e la croce della sua tomba.
Ad ora il maso Murin è privato e può essere visitato all'esterno lungo il sentiero culturale di Badia.
Nel cuore delle Dolomiti vivono i ladini dolomitici, un nucleo di oltre 30.000 persone la cui identità è caratterizzata da due importanti elementi: la particolare lingua neolatina, derivante dal latino volgare, e lo straordinario paesaggio montuoso delle Alpi centrali. Le caratteristiche fisiche di questo paesaggio hanno reso possibile che la lingua ladina, la più antica fra quelle parlate nella regione, riuscisse a mantenersi viva fino ad oggi. Il percorso del Museum Ladin mette in luce alcune particolari circostanze della storia e della vita attuale dei ladini dolomitici, narrando le importanti influenze delle vicende sovraregionali sulla vita di questa popolazione ed evidenziando le correlazioni esistenti tra le forme di un paesaggio eccezionale e i modi di vivere di questo antico popolo. Il museo è ospitato nel Ciastel de Tor, un castello risalente al 1230, creato come feudo dei vescovi di Bressanone.
Il Castello è disponibile come location per matrimoni, per le coppie interessate a coronare una giornata indimenticabile e vivere un momento da fiaba in un castello medioevale.
Ansitz Heufler by Norbert Niederkofler
L'Ansitz Heufler, situato nell'incantevole Valle di Anterselva in Alto Adige, è una storica residenza nobiliare risalente al 1580. Costruita dalla famiglia aristocratica Hohenbühel zu Heufler, la residenza è considerata uno straordinario esempio di architettura rinascimentale, conservata con grande cura per preservarne il valore storico.
Le “Stuben” rivestite in legno al primo piano sono tra gli ambienti più suggestivi dell’intera regione. In particolare la storica “Hearnstube”, impreziosita da una stufa in maiolica decorata con lo stemma della famiglia Heufler. Considerata una delle più belle stube di tutto il Tirolo, unisce magistralmente maestria artigianale e tradizione viva.
Sulla porta della Hearnstube si distingue, in finissime incisioni, la facciata sud dell’Ansitz Heufler: un edificio quadrato a tre piani, circondato da quattro torri d’angolo disposte in diagonale, ciascuna con tetto a falde.
L’antica “Rauchkuchl”, oggi trasformata in un’elegante lounge-bar, era in origine una cucina tradizionale a fuoco aperto, dove i cibi venivano cotti e affumicati su fiamma viva o all’interno di un canale di fumo – un metodo che arricchiva i sapori e garantiva lunga conservazione.
Tra gli elementi architettonici più caratteristici spiccano le finestre a bovindo e le torri stesse, anch’esse con tetti spioventi. Le ampie finestre al primo piano sono ornate da grate in ferro battuto finemente lavorate, con motivi floreali di grande eleganza.
Oggi, Ansitz Heufler si presenta come una residenza raffinata, dedicata all’ospitalità di lusso e all’eccellenza culinaria. Gli ospiti vivono un’esperienza unica, dove il fascino della storia incontra il comfort contemporaneo – un autentico viaggio nel tempo all’interno di una dimora nobiliare, impreziosita da elementi originali e dettagli sapientemente conservati.
Dal maggio 2025, l’Ansitz Heufler è gestito dallo chef altoatesino Norbert Niederkofler, tre stelle Michelin, che dona nuova vita alla struttura integrando la sua filosofia “Cook the Mountain”. La dimora dispone di 10 camere, un ristorante aperto al pubblico e un bar con terrazza.
La Porta delle Orsoline si trova vicino alla Chiesa delle Orsoline, all'entrata ovest della Via Centrale. La porta cittadina fu rovinata nel 1758 durante il trasporto di una grande fontana. L'affresco è opera dell'artista locale Johannes di Brunico e risale al 1420.
Il bel castello vescovile domina la città dall'alto di un colle e veglia, oggi come allora, sulle case del centro storico come se dovesse ancora proteggere i cittadini. L'ingresso principale è costituito dal portale sud, un tempo dotato di un ponte levatoio.
Il castello di Brunico ospita il quinto museo della montagna "MMM Ripa" del noto scalatore Reinhold Messner.
Nel 2022, su iniziativa del gruppo di meditazione di La Val, e sotto la direzione di Gernot Candolini, esperto di labirinti, è stato costruito un labirinto al centro dell’area occupata dall’antica chiesa di San Genesio. Si tratta di un semplice labirinto gotico, costituito da 5 percorsi tracciati con pietre di ruscello. Molte cose qui a Dlijia vedla ci ricordano la caducità della vita: i resti murari dell’antica chiesa, il cimitero abbandonato.
Memento mori - Memento vivere!
Tutto passa in fretta, e il momento non si ferma mai. Perciò devi essere accorto e consapevole, goditi il panorama, senti la speranza che si nasconde nella vita, lasciandoti ispirare e benedire dalla bontà e dal cambiamento.
A nord di Bolzano all'ingresso della Val Sarentino e di fronte a Castel Roncolo, si trova la rovina di Castel Rafenstein. Palazzo e mura di cinta vennero costruiti già nel XIII secolo, mentre nel XIV secolo il castello venne ampliato con l'edificazione di serraglio, torre d'ingresso e ala sud. Nel XVI secolo il castello venne infine fortificato con serraglio e bastione circolare in base alle nuove esigenze militari in modo da poter difendere il complesso dalle armi da fuoco.
La rovina è accessibile in occasione di eventi e manifestazioni.
In precedenza chiamata "lucchetto", ha un dipinto del pittore altoatesino Rudolf Stolz (1874 - 1960), che mostra S. Floriano, lo stemma di Brunico ed il fondatore della città: l'arcivescovo Bruno. nella Via Floriani si torva S. Floriano, un opera dell'artista brunicense Josef Bachlechner (1871 - 1923).
Scavi della Stazione romana di Sebatum, dalla collina antistante la chiesa di Santa Croce (Schraffl Bühel) si estendeva per un lungo tratto verso valle su entrambe le rive del Rienza (di tanto in tanto vengono ancora condotti degli scavi). Si tratta dei resti di case d'abitazione con riscaldamento nel pavimento e bagni, di magazzini e di alloggiamenti per le truppe.
Sulla strada che prosegue oltre la Chiesa di San Leonardo/Badia, dopo una breve passeggiata si giunge ad un incrocio: un sentiero sale a Valgiarëi e l'altro scende verso Sotciastel.
La località "Sotciastel" (sotto il Castello) si trova a valle del luogo denominato anticamente "Ciastel" (Castello) e situato lungo il sentiero per Valgiarëi, a sud e più a valle del maso chiamato attualmente "Ciastel" e anticamente "Suraciastel" (sopra il Castello).
Alla fine degli anni '80 Sotciastel acquisì prestigio dal risultato di numerose ricerche archeologiche curate dall'Università di Trento, in collaborazione con la Soprintendenza Provinciale ai Beni Culturali di Bolzano e l'Istituto Culturale Ladino "Micurá de Rü".
Tali ricerche hanno portato alla luce un insediamento formato da alcune capanne risalenti all'età del bronzo. Il tipo di reperti ritrovati - parti di telai, attrezzi da cucina, strumenti agricoli e oggetti decorativi, fanno pensare a un insediamento agro-pastorale stabile abitato tutto l'anno.
Il luogo per questo insediamento era stato scelto con grande perizia: da una parte un steccato proteggeva da eventuali invasori o dagli animali selvatici, mentre sugli altri lati le capanne erano protette dalle alti pareti rocciose a strapiombo.
Il sito di Sotciastel sembra essere uno dei primi della Val Badia caratterizzati da un insediamento stanziale.
Intorno al 1200 il Castello di Rasun Vecchia (Rasun di Sotto) fu già residenza a vita e sede del giudizio dei signori di Rasun; oggi sono rimasti solo la torre quadrata, resti di muri con pietre squadrate, il cortile circondato dalle mura perimetrali ed i piani d`abitazione con le finestre di varie forme e feritoie.
Il Castello di Rasun Nuova è di proprietà privata e appartiene al maso Burgfrieder.
Fortezza eretta intorno all'anno 1000, la cui storia è strettamente legata a quella di San Lorenzo e della Val Pusteria centrale.
Il Castello di S. Michele oggi è di proprietà privata.
Nel cuore della natura incontaminata di Bad Bergfall, a pochi chilometri dal centro, si trova uno dei fenomeni naturali più affascinanti della regione – la sorgente solforosa. Conosciuta per le sue proprietà curative, la sorgente era apprezzata già nel XVI secolo. L'acqua minerale che sgorga dalla sorgente è ricca di zolfo, tradizionalmente utilizzato per trattare problemi della pelle e migliorare il benessere generale.
Banchettare allegramente alla maniera dei cavalieri medioevali o addirittura soggiornare in un antico castello, sarà per molti un desiderio impagabile. Il nostro albergo si presta particolarmente per festaggiare in modo originale le più svariate ricorrenze familiari o feste tra amici.
Guide/programmi: non sono previste visite guidate private. L'ampio programma espositivo prevede mostre d'arte, manifestazioni teatrali e musicali. Aperto tutto l'anno.
Un introito secondario da non sottovalutare per i contadini era costituito un tempo dalla produzione della calce. Con la vendita della calce venivano rimesse in sesto anche le finanze del Comune. Valdaora e specialmente Sorafurcia erano note per la loro calce. La qualità della calce variava a seconda del sito del forno. La materia prima, ciottoli calcarei di fiume grandi in genere come un pugno, era trattata prevalentemente dai materiali detritici del torrente. I forni si incontrano pertanto generalmente in prossimità di corsi d'acqua. Le cave valdaorine lavorarono a ritmo serrato dopo l'incendio del paese di Valdaora di Mezzo del 1904, dovendo mettere a disposizione ingenti quantità di calce nel giorno di pochi mesi per le necessità della ricostruzione. Con l'avvento della produzione industriale e la caduta dei prezzi all'inizio degli anni '60 del XX secolo venne a cessare la cottura della calce. In seguito molte calcare decaddero, altre vennero trascinate via dalle acque dei torrenti o vennero sostituite da nuove costruzioni. Solamente il forno di Untermühlbach mantiene vivo il ricordo di questa attività un tempo fiorente.
Sompunt si trova a metà strada fra Badia e La Villa e si tratta di uno dei masi più antichi di Badia. Sul portale della pittoresca residenza signorile, con stipiti ed arco tondo in pietra, si legge la data 1598; sulla facciata rivolta al Sasso della Croce troviamo decorazioni del XVI secolo e nelle cantine travi e colonne in legno del periodo tardogotico.
Sompunt fu proprietà dei nobili "Mayrhofen zu Koburg und Anger" dal 1700 fino a quando si estinsero nel 1859.
Nel 1913 il maso Sompunt fu acquistato dalla famiglia Castlunger che vi risiede tuttora.
Durante la prima guerra mondiale il maso Sompunt si trasformò in un lazzaretto, destinato ad ospitare i soldati asburgici feriti. La casa nobiliare è costruita su tre piani. Degni da menzionare sono i soffitti che impreziosiscono le cantine e il piano terra, così come i rivestimenti lignei delle stanze e la cappella.
Sul muro vi è riconoscibile il segno del livello raggiunto dall'acqua nel 1821, in seguito ad una frana che bloccò il corso dell'acqua del torrente Gadera.
Accanto alla casa si trovano come di consueto le costruzioni tipiche delle viles: il fienile, la legnaia, il forno, l'arnia e il mulino.
Ad oggi la casa è privata e abitata.
Les viles sono insediamenti rurali diffusi sui versanti della Val Badia ad una quota fra i 1200 e i 1700 metri.
Si differenziano nettamente dai masi sparsi, tipici dell'Alto Adige, sia per la loro forma fortemente accentrata che per la struttura fondiaria e organizzativa del territorio.
Le piazzette interne e i percorsi di collegamento con i fondi agricoli sono di proprietà collettiva. I terreni circostanti le viles sono frazionati e distribuiti secondo criteri di equità fra i vari masi.
Le viles erano costituite esclusivamente da abitazioni rurali in stretta connessione tra di loro, con la presenza inoltre di piccole costruzioni di servizio, spesso di uso comune, quali forni, granai, essiccatoi per cereali, legnaie e abbeveratoi.
SOLO SU PRENOTAZIONE!!
L'etimologia del toponimo "Ruac" è incerta: potrebbe derivare dal latino RIVUS+ACEUS e significare "territorio ghiaioso" oppure essere legata a una forma prelatina ROVA + ACEUS e significare "smottamento". Il nome Alfarëi, invece, non presenta problemi interpretativi e sta a indicare un luogo dove crescono i pioppi tremuli.
In questo insediamento sorge uno dei più vecchi edifici dell'Alta Badia. Si tratta di una pregevole casa di foggia tardo romanica, con uno stile architettonico di origine medievale, la più antica tipologia abitativa riscontrabile nella vallata.
Questo tipo di costruzione è caratterizzato da una parte inferiore in muratura e una parte superiore in legno con un ampio balcone rivolto verso valle. Le finestre sono piuttosto piccole.
Il fienile con la stalla al piano terra, è caratterizzato da un ampio ballatoio, il "parincinch", utilizzato per l'essiccazione dei prodotti agricoli.
Poco distante troviamo una vecchia segheria e un mulino.
Nella casa, oggi, si preparano cene tipiche ladine su prenotazione.
Pietra miliare dell'imperatore M. Opellio Severo Macrino (217-218) e il suo figlio Diadumeniano. Il miliario originale in fillade quarzifera (conservato nel museo Ferdinandeum di Innsbruck) venne scoperto nel corso della demolizione di un muro a Castelbadia. La pietra miliare romana fu ritrovata nell'anno 1857 a Castelbadia. La pietra oggi si trova all'ingresso del Museo Mansio Sebatum a San Lorenzo. L'iscrizione riportata fa riferimento all'ampliamento della strada romana attraverso la Val Pusteria sotto l'imperatore Macrino, nella prima metà dell anno 218 d.C., anche se viene messa in risalto la rivendicazione del potere da parte dell'imperatore e suo figlio Diaduminiano, con l'enumerazione delle cariche e dei titoli onorifici e non tanto la costruzione della strada stessa.
La scuola montana di Lana di Gais è unica nel suo genere ed è una delle ultime scuole montaneperfettamente conservate dell'intero arco alpino.È composta da un'unica aula e da un "appartamento" annesso per l’insegnante. Situata a più di 1.500 m di altitudine, è una delle scuole di montagna poste più in alto della zona.
Per le sue piccole dimensioni viene anche definita come "scuola nana".Numerosi scritti, documenti e testimonianze degli ultimi 100 anni, così come i racconti di testimoni, scolari e insegnanti svelano in questo museo scolastico come si svolgevano le lezioni e come si riusciva a sopravvivere in questa scuola di montagna.
Visite guidate devono essere prenotate in anticipo: Tel. +39 348 7735477 - Signor Hochgruber
La vecchia “Lippa Sega” del 19° secolo resta a Valdaora di Sopra, vicino il percorso ciclabile Val Pusteria e l’anello della Natura e Cultura di Valdaora. È l’ultima ancora integra Sega Veneziana, che nell’anno 1958 per l’ultima volta in servizio, è stata restaurata e riattivata nell’ anno 2011.
Visite guidate solamente in ESTATE! Ulteriori informazioni nell'Associazione Turistica di Valdaora.
Castel Casteldarne era sede dei signori di Casteldarne, che in seguito furono chiamati Künigl. La prima costruzione risale al XIII° secolo. Nel XVI° secolo il castello fu terminato e ampliato tramite un cortile con arcate. Verso il 1732 fu trasformato in un castello barocco. Da notare la grande sala e la camera a bow window con soffitto a cassettoni, rivestimento in legno e dipinti sul soffitto, cosi come la cappella del castello. Il castello non è aperto per il pubblico.
Solo visibile dall'esterno.
Il Museo degli usi e costumi, il più antico dei Musei provinciali dell'Alto Adige, offre la possibilità di esplorare i diversi ceti sociali della società contadina sudtirolese degli ultimi secoli. Il caposaldo del museo è costituito dall'imponente residenza barocca "Mair am Hof" edificata alla fine del XVII secolo. Le sue sale padronali tipiche della nobiltà rurale sono visitabili. All'interno della residenza trovano inoltre posto le collezioni del museo. Nel museo all'aperto, su circa 3 ettari si susseguono i masi dei contadini, testimoni della varietà di tipologie costruttive d'altri tempi. Accanto a campi e orti agricoli, si trovano inoltre costruzioni ad uso artigianale in un percorso didattico che ripercorre le tappe principali della quotidianità di una vita rurale ormai passata.