Seguendo le orme della nostra storia, puoi passeggiare tra castelli e palazzi signorili, visitare chiese e monasteri ed esplorare architetture contemporanee, edifici e luoghi unici durante visite guidate e tour. Scopri e vive usanze tradizionali nate nel passato, partecipa a eventi contemporanei o a eventi culturali come mostre, teatro, danza e musica per immergerti nell'arte e nella cultura locale.
Nel Messner Mountain Museum Corones, situato sull'altopiano di Plan de Corones a 2.275 metri sul livello del mare, Reinhold Messner si concentra sull'alpinismo tradizionale. Le forme fluide dell'edificio entrano in un dialogo con le condizioni esterne. L'idea era quella di creare un luogo di silenzio, decelerazione, uno spazio per il ritiro e l'esperienza. La maggior parte dei pannelli esterni e interni del museo sono in cemento locale: nessun altro materiale può essere versato così bene in tutte le forme immaginabili. Per impattare il meno possibile sul paesaggio e per evitare un'ulteriore ostruzione della vetta, il museo è ospitato su più livelli e per lo più sotterraneo. Durante la costruzione, 4.000 metri cubi di terra e roccia sono stati scavati e distribuiti sopra o intorno alla struttura - il museo si immerge nella montagna e nelle stanze si mantiene una temperatura costante. Le scale a forma di cascata conducono dal livello superiore all'area d'ingresso su tre livelli di esposizione, fino al piano più basso. Qui, i visitatori passano due grandi vetrate fisse e raggiungono una terrazza di quasi 40 metri quadrati dalla quale possono godere di una vista panoramica a 240 gradi delle Alpi della Zillertal e delle Dolomiti.
La biblioteca sorge su un sito poco interessante, delimitato da case unifamiliari e dal retro di alcuni edifici, e separato dalla nuova piazza del Municipio: una posizione di importanza secondaria nel tessuto urbano per un edificio culturalmente rilevante. Malgrado le premesse gli architetti sono riusciti a portare un tocco di originalità in questo contesto poco attraente realizzando un’architettura aperta, trasparente e moderna pur senza inutili concessioni alle mode, caratterizzata dalla massima flessibilità interna per soddisfare funzioni sempre mutevoli. Il risultato è una costruzione in cemento armato dall’aspetto leggero, che grazie ai pilastri sottili sembra quasi fluttuare sulla piazza coperta antistante. L’edificio è contraddistinto dalle facciate vetrate e da una copertura a sbalzo sulla terrazza superiore di fronte alle sale riunioni. Ai vari piani, se si esclude un nucleo fisso per i servizi, le piante sono libere e possono essere facilmente suddivise con scaffali, pareti vetrate e partizioni mobili. I colori scelti sono brillanti e contribuiscono a creare un’atmosfera vivace.
Un tempo, su una collina intorno a San Valentino, un toro iniziò a scavare, continuando senza sosta per un'intera giornata. Quando la gente, avvicinandosi alla buca, vi scorse l'anello di un'enorme campana, decise di riportarla alla luce e appenderla nella chiesa di San Valentino. Ancora oggi, questa campana, che in passato è stata molto odiata e temuta dalle streghe poiché il suo rintocco scacciava il brutto tempo, viene chiamata "Il toro di San Valentino". Tutti, a Lazfons, nell'area est dell'alta Valle Isarco, conoscono questa leggenda: in tempi remoti, si fece strada la volontà di portare da San Paolo a Castelrotto una campana di straordinaria bellezza e dalle eccezionali dimensioni. Nonostante 40 forti coppie di buoi fossero impegnate nel tentativo di spostarla, questa era inamovibile e d'un tratto iniziò a parlare e disse: Mi chiamo Maria Anna, governo il tempo, allontanando le intemperie, e intendo restare a San Paolo. E ancora oggi, infatti, la si può trovare là!
Localizzato nel quartiere delle scuole di Brunico, il centro giovanile UFO intendeva andare incontro alle esigenze dei propri giovani utenti anche ricorrendo a un linguaggio architettonico non convenzionale. La struttura indipendente collocata sulla copertura e realizzata in lamiera di titanio e vetro, che può essere raggiunta anche salendo la leggera scala esterna, dà effettivamente l’impressione che sull’edificio a quattro livelli sia atterrato un oggetto volante non identificato. Il corpo di fabbrica sottostante, a pareti portanti intonacate, si distingue per il box di ingresso obliquo in acciaio e vetro alto due livelli, che incuriosisce e invita a entrare. All’interno le vetrate a piena parete e gli ambienti luminosi cercano di far sentire i giovani come a casa propria. Anche la terrazza coperta e i gradoni esterni utilizzabili come sedute invitano a fermarsi e chiacchierare, integrando questa architettura piacevole e stimolante.
Si tratta del quinto museo della montagna del noto scalatore Reinhold Messner.
Il progetto è interattivo e rappresenta un luogo d'incontro e di scambio culturale tra la popolazione rurale autoctona e gli ospiti provenienti dalle altre regioni montane del mondo.
L'esposizione comprende opere ed oggetti d'uso quotidiano delle diverse popolazioni di montagna, tra cui sherpa, tibetani, mongoli, hunza. Il nome del museo, Ripa, significa "uomo di montagna" in lingua tibetana.
Reinhold Messner non vuole solo "esporre", ma invitare ad uno scambio d'esperienze con le popolazioni di montagna. Oltre all' esposizione di oggetti d' uso quotidiano delle diverse popolazioni, ogni anno trascorreranno l' estate al Messner Mountain Museum ospiti provenienti da una regione montana diversa del mondo che illustreranno le loro condizioni di vita.
Prezzi d'ingresso:
Adulti € 14,00, bambini (6 - 14 anni) € 6,00, studenti fino a 28 anni e senior over 65 € 12,00, biglietto famiglia (2 adulti + bambini sotto i 14 anni) € 32,00, biglietto mini famiglia (1 adulto + bambini sotto 14 anni) € 18,00, gruppi da più di 15 persone € 12,00, classi scolastiche (6 - 19 anni) € 6,00
La stazione a valle della cabinovia Siusi-Alpe di Siusi si trova all'entrata del villaggio di Siusi ed è il punto di partenza per accedere all'altopiano dell'Alpe di Siusi. Nell'ultimo decennio, si era sempre più sviluppato in un importante centro per il turismo nella regione dello Sciliar, per cui tuttavia, le sue strutture non riuscivano più a soddisfare le esigenze e le aspettative degli ospiti.
In questo contesto, nel 2014 la funivia Siusi-Alpe di Siusi SPA ha deciso di ampliare architettonicamente e funzionalmente la stazione a valle con i suoi edifici separati di stazione e di servizio in un moderno snodo di trasporto che rispecchiasse lo status elevato della località e allo stesso tempo rispondesse adeguatamente ai desideri di una clientela sempre più esigente.
L'obiettivo principale del progetto era quello di fondere l'edificio della stazione con l'edificio di servizio in un complesso edilizio comune e attraente che incorporasse tutte le aree funzionali necessarie, completamente ridisegnate, mentre dava al nuovo volume un carattere moderno e indipendente. Allo stesso tempo, un sofisticato concetto di mobilità doveva assicurare un flusso di traffico regolare all'interno del nuovo insieme strutturato. A causa del funzionamento stagionale del sistema di risalita, si è rivelato necessario dividere l'imminente, ampio lavoro di costruzione in due lotti di costruzione.
Nel corso della prima fase di costruzione, sotto il terminal degli autobus a sud della stazione a valle, al livello del piano terra, è stata costruita una galleria commerciale attraente e sfaccettata, per due negozi di articoli sportivi con noleggio sci, una gastronomia per prodotti locali, uno snack bar, così come spaziosi depositi di sci. Inoltre, il vecchio edificio di servizio con ristorante, negozi sportivi, scuole di sci e amministrazione, che era organizzato su tre livelli (seminterrato, piano terra, primo piano), è stato completamente demolito e sostituito da un nuovo edificio moderno. Il nuovo edificio ospita ora il ristorante nel seminterrato al livello della galleria. Al di sopra di questo, una boutique sportiva di nuova concezione si estende su due piani (piano terra + primo piano). Il nuovo edificio di servizio ospita le scuole di sci al piano terra e l'amministrazione delle ferrovie di montagna al piano superiore. Anche durante la prima fase di costruzione, le facciate nord ed est del vicino edificio della stazione sono state rinnovate. Questo ha permesso di unificare l'aspetto complessivo della facciata in tutto il suo insieme. Il garage per le gondole nel seminterrato è rimasto invariato. Durante la seconda fase di costruzione nel 2016, la ricostruzione e l'espansione della biglietteria esistente ha avuto luogo al piano terra dell'edificio della stazione. Questo lavoro di costruzione è stato completato all'inizio della stagione estiva. Il concetto di mobilità assicura che la cabinovia, il terminal degli autobus e la galleria siano altrettanto facilmente accessibili quanto i parcheggi, il garage o il nuovo punto di consegna dell'edificio di servizio. A questo scopo, i negozi e le strutture di servizio nel seminterrato sono stati collegati al piano terra da una generosa rampa a spirale. Ampie scale e un efficiente sistema di ascensori completano il sistema di accesso. Il nuovo design della facciata della stazione a valle a Siusi allo Sciliar dà all'imponente complesso di edifici un carattere monolitico inconfondibile. La struttura dominante, che ora è combinata in un'unica unità visiva, ha una capacità cubica totale di circa 33.000 m³ e comprende tre livelli, con il seminterrato in gran parte interrato a causa della pendenza. Verso ovest, l'edificio sporge di otto metri sul pendio della strada con la terrazza panoramica inserita nella facciata nel seminterrato. Le strisce di finestre trasparenti circonferenziali e variabili in altezza interrompono l'edificio, che è rivestito con pannelli di alluminio rivestiti di colore.
Nel 1973 si diede inizio alla costruzione e fu consacrata nel 1950 alla Santa Croce. La marcata articolazione delle pareti danno pensare alle forme severe di antiche basiliche. Nel 1962 il campanile fu dotato di cinque campane nuove. Le quattro piccole finestre rotonde rimandano ai sacramenti della Cresima, della Confessione, dell’Unzione degli Infermi e dell’ Ordine Sacro.
L’ex liceo scientifico nel centro storico è stato riqualificato e ampliato per accogliere il nuovo campus della Libera Università di Bolzano con il corso di laurea in Management del turismo, sport ed eventi. Il grande edificio antico a forma di L è stato risanato sotto la supervisione della Soprintendenza ai beni architettonici. L’ala più corta del complesso è stata affiancata da un nuovo corpo scale in calcestruzzo, decorato da un lettering di grandi dimensioni che lo trasforma in un vero e proprio segnale urbano. Questo attraente “pannello istoriato“ genera, con i due volumi adiacenti, una piazza raccolta che aggiunge un nuovo, apprezzato spazio all’aperto tra le strette vie del centro storico. Sotto la piazza è stata ricavata la nuova aula magna, che può essere utilizzata anche per manifestazioni pubbliche. All’interno dell’università l’allestimento rende ben riconoscibile la struttura originaria dell’edificio, integrandola con elementi moderni in maniera del tutto discreta. Il piano sottotetto è anch’esso occupato da aule didattiche.
Un antico maso costruito nel 1400, di fronte al massiccio dolomitico dello Sciliar, Florian Rabanser lavora i suoi Distillati e Rhum con la perizia artigianale unita alla passione dei profumi della natura.
La nuova palestra si inserisce nella zona scolastica di Brunico, contraddistinta dal linguaggio architettonico eterogeneo degli edifici scolastici presenti. Da qui nasce la ricerca di un gesto forte ed elementare che reagisca al tessuto urbanistico esistente. L’edificio è concepito come formazione architettonica composta da una successione di volumi che variano sia nell’altezza, sia nella profondità, raggruppandosi attorno ad una corte interna e sviluppando un’elevata qualità spaziale. Mentre la facciata verso l’esterno è chiusa , all’interno le sequenze dei vani si aprono verso la corte interna con facciate completamente vetrate. Pur mantenendo una forte riconoscibilità e autenticità, l’edificio è parte integrante del paesaggio naturale circostante. Il progetto utilizza in maniera innovativa pochi materiali e pochi dettagli. Il materiale impiegato per la struttura portante dell’involucro monolitico è un calcestruzzo bocciardato composto da inerti naturali locali di origine calcarea e realizzato senza giunti di dilatazione.
A un'ora di distanza da Siusi, sull´ampio pendio della montagna, sorgono le rovine di Castelvecchio, un tempo dimora del poeta bardo Oswald von Wolkenstein. A volte, allo scoccare della mezzanotte, si sentono provenire dal castello le note d'uno strumento a corde, accompagnate dal canto straziante d'una vergine, probabilmente vittima d'un incantesimo. Una sera tardi, alcuni pastori stavano sorvegliando le loro pecore intorno alle rovine, seduti proprio all'ingresso, raccontandosi ogni sorta di storia quando, improvvisamente, ebbero come l'impressione che qualcuno aprisse una delle finestre del castello. Allora, guardarono verso l'alto e videro una luce filtrare da un'apertura e una donna intenta a pettinare i suoi lunghi capelli. La sua testa non era come quella di chiunque altro, bensì era un teschio. I pastori, stupiti che la donna potesse avere dei capelli così belli, si spaventarono, fuggendo inorriditi quando la misteriosa creatura gettò su di loro pietre e sabbia. Si dice che lo scheletro sia stato, in vita, la moglie d'un cavaliere esiliato, costretta ad aggirarsi nel castello fino al ritorno del suo amato.
Centro Visite del Parco naturale Sciliar-Catinaccio: L'area del Parco naturale Sciliar-Catinaccio ha una storia variegata, non solo nella sua origine primordiale. La flora e fauna che ne sono derivate, così come la coltivazione da parte dell'uomo con le sue usanze e i suoi miti, hanno lasciato le loro tracce. La mostra nel centro visite del Parco naturale cerca di riflettere tutti gli aspetti di questo territorio: la geologia unica, che ha principalmente contribuito alla nomina delle Dolomiti a Patrimonio Mondiale UNESCO, così come la flora e fauna, che hanno sempre attratto e ispirato molti scienziati e amanti della natura. Gli abitanti di questa zona hanno contribuito in modo significativo alla conservazione di questo prezioso paesaggio culturale e naturale.
Il Castello di Brunico fu fondato nel 1250 dal vescovo Bruno di Bressanone, che vi stabilì la propria dimora estiva. La città che prese il suo nome si sviluppò così sotto le mura del maniero. Dopo vicende storiche alterne, che lo videro utilizzato prima come carcere e poi come liceo, oggi il complesso ospita il quinto Messner Mountain Museum, che ha come tema le popolazioni di montagna. L’intervento ha riportato alla luce e risanato con grande cura le preesistenze storiche. Poiché gli spazi a disposizione non erano sufficienti per il nuovo allestimento museale, una parte dell’esposizione è stata sistemata nei sotterranei lungo le mura di cinta. Tutte le integrazioni e le nuove strutture sono realizzate con un linguaggio architettonico moderno utilizzando materiali quali il calcestruzzo, l’acciaio, il legno e il vetro. Solo gli edifici di ampliamento provvisori, per esempio le casse e gli spazi per le esposizioni temporanee, sono realizzati volutamente in legno in modo da poter essere facilmente rimossi in qualsiasi momento.
Il lotto nei pressi del centro storico era molto stretto e metteva a disposizione una superficie limitata per il giardino. Per questo motivo nel blocco compatto alto due piani sono state ricavate a ogni livello delle terrazze che offrono spazi all’aperto individuali e protetti. Impiegando materiali tradizionali si è ottenuto un edificio semplice e funzionale, contraddistinto dalle pareti continue intonacate. I balconi delle camere sono una reinterpretazione di un elemento architettonico della tradizione come il bow-window: il principio della variazione in chiave contemporanea di motivi e materiali tradizionali ricorre più volte nell’intero edificio, con l’intento esplicito di migliorare la confidenza degli anziani con il loro nuovo ambiente di vita. Particolare attenzione è dedicata alle esigenze dei malati di demenza senile, le cui camere sono raggruppate intorno a spazi comuni che favoriscono l’orientamento spaziale.
Nelle vicinanze della rovina di Castelvecchio, ai piedi dell'imponente parete rocciosa della punta Santner, immersa nel bosco e avvolta dalla leggenda, si trova la rovina di Salego. A testimoniare l'antico splendore del castello, eretto nel XII secolo e acquisito dai signori di Wolkenstein nel XVI secolo, oggi non restano che pochi ruderi - dai quali, tuttavia, emana un'energia misteriosa e tutta particolare. Stando a un'antica leggenda, le due rovine di Castelvecchio e Salego sono collegate da un passaggio segreto sotterraneo.
La storica bottiglieria fondata nel 1919 torna nel centro di Brunico con questo nuovo negozio. L’edificio storico con i suoi elementi in stile gotico è interessato da un vincolo di tutela monumentale; pertanto la facciata sulla via Centrale è stata rinnovata con grande cautela e ha acquistato un nuovo, inconfondibile carattere con l’inserimento delle vetrine nelle arcate gotiche al piano terreno e con l’illuminazione notturna. La vitalità del negozio si percepisce già dalla strada e il bancone per la preparazione degli ordini evoca l’atmosfera della classica bottega di vicinato, qui suddivisa stilisticamente in due parti distinte: nella zona anteriore scaffali chiari e luminosi, nella zona posteriore un tocco di lusso con mobili antichi. Al piano cantinato, indipendente dal negozio, si trova la taverna privata Harpf, uno dei migliori allestimenti degli architetti Gerd Bergmeister e Michaela Wolf.
Ai piedi dell'imponente parete rocciosa della punta Santner, immersa nel bosco e avvolta dalla leggenda, è situata la rovina Castelvecchio. La rocca fu eretta nel XII sec. dai signori di Hauenstein, nel XV e XVI sec. subì ulteriori ampliamenti. Uno dei tanti personaggi che ne acquisirono la proprietà, fu il famoso poeta e menestrello Osvaldo di Wolkenstein.
A testimoniare l'antico splendore del castello oggi non restano che pochi ruderi - dai quali, tuttavia, emana un' energia misteriosa e tutta particolare.
Stando a un' antica leggenda, le rovine di Castelvecchio e Salego sono collegate da un passaggio segreto sotterraneo. E a quanto pare, di tanto in tanto verso mezzanotte risuona tra le rovine di Castelvecchio il melanconico e sinistro canto di una vergine intrappolata da un malefico incantesimo.
Il rilievo panoramico in bronzo è composto da 24 segmenti per una lunghezza totale di 36 m. Nella parte anteriore vengono indicati i nomi delle più importanti montagne, visibili dal Plan de Corones con le loro altitudini e la direzione di alcune delle più importanti capitali d’Europa.
La costruzione, che risale al XII sec., appartenne ai signori di Aichach, dinastia consumatasi fino all´estinzione in sanguinose battaglie contro i signori di Castelrotto. Fu così che il castello passò nelle mani di questi ultimi che ne rimasero padroni fino al 1741. È raggiungibile tramite il sentiero 7a da Siusi.
Con la sua pianta curvilinea, il municipio di Brunico riprende il percorso della strada europea, che a sua volta riprende la curva dell'Ahr attorno al Castello di Brunico (Schlossberg). L'edificio rinfresca il quadro generale della città e imposta un nuovo accento architettonico urbano in uno sviluppo altrimenti piuttosto informe. L'edificio è composto da quattro parti, disposte liberamente attorno alla piazza del municipio, ma che forniscono ancora un'unità strutturale. Con i suoi 3.000 metri quadrati, la piazza crea uno spazio aperto che sottolinea l'importanza del municipio. È interamente pavimentata e priva di piante. Si trova tra la scuola e la vecchia palestra ed è dotata di stele.
Sulla facciata di un edificio storico situato lungo la strada commerciale più importante di Brunico si apre una vetrina rettangolare che permette di gettare uno sguardo in profondità all’interno del locale. Quello che si vede è uno spazio di vendita largo ma anche molto profondo a forma di cannocchiale, che genera nel visitatore un’impressione singolare. Ad eccezione del pavimento rivestito di piastrelle nere quadrate, l’interno è infatti completamente bianco. La luce chiara e i rivestimenti delle pareti in vetro traslucido bianco retroilluminato fanno apparire molto più spazioso e luminoso questo lungo ambiente privo di finestre. Gli arredi completamente bianchi, che comprendono il bancone e gli scaffali, sottolineano i colori vivaci dei prodotti esposti: nella parte anteriore del negozio ha sede la pasticceria di Andreas Acherer, le cui creazioni sono state più volte menzionate nella guida gastronomica Il Gambero Rosso, mentre nella zona posteriore – separata dalla prima per ragioni igieniche – sono in vendita i raffinati bouquet floreali di Barbara Strondl.
Caratterizzato da un linguaggio architettonico semplice, il nuovo municipio nel centro di San Lorenzo di Sebato, pur non dissimulando la propria origine recente, si inserisce perfettamente nel tessuto urbano locale come una tipica architettura moderna. Avvicinandosi ulteriormente alla piazza della chiesa rispetto al suo predecessore, la delimita spazialmente creando due settori tra loro autonomi ma comunicanti. Il volume costruito, che ospita anche la biblioteca pubblica, dialoga perfettamente nelle proporzioni con gli edifici circostanti. Osservandolo più nei dettagli l’impronta contemporanea appare evidente nella scelta dei materiali e nella composizione delle facciate. Nell’involucro portante in calcestruzzo sono ritagliate finestre di formati diversi a seconda della funzione degli ambienti retrostanti, che generano un raffinato e vivace cambiamento di scala.
Il modesto edificio al centro del paese è una costruzione tipica dell’incipiente barocco, consacrata nel 1657. Un altare ed una campana proverebbero dalle rovine di Castel Salegg presso Siusi. Le quattordici stazioni della Via Crucis sono un’opera pregevole del XVIII secolo e meritano una menzione particolare per gli strumenti della Passione (arma Cristi) applicati alle cornici. Di notevole interesse è anche il tettuccio del pulpito con S. Michele
Il Liceo delle Orsoline presso la porta omonima, lungo la via principale della città, risale all’inizio del XX secolo. Di fronte al grande complesso scolastico alto tre piani, con la facciata a intonaco caratterizzata dall’articolazione verticale, è stato costruito un volume più basso con un fronte in acciaio e vetro dall’andamento nettamente orizzontale. Il nuovo edificio non solo è trasparente e molto più piccolo del vecchio – pur avendo una superficie utile maggiore – ma rispecchia anche la facciata antistante, soggetta a tutela monumentale. Il cubo trasparente che costituisce l’ingresso della scuola anticipa la struttura della nuova ala ancora prima di raggiungerla percorrendo una serie di corridoi vetrati. Questa soluzione consente di ottenere una sorta di compenetrazione tra due architetture diverse. Per gli interni del nuovo edificio l’artista Manfred Alois Mayr ha scelto una palette di colori gradevoli che si armonizzano perfettamente con le superfici bianche intonacate e con i solai in calcestruzzo a vista grigio.
Siusi e i suoi d’intorni furono da sempre posti ideali per gli insediamenti umani e risalono al 2000 a. C .i Castellieri sul dorsale/colle Laranz di Siusi. Gli abitanti dei Castellieri erano i Raeti, che nella zona della Valle Isarco furono chiamati gli „Isarken”. Al Castelvecchio “Hauenstein” a Siusi fu trovata ” la spada di Castelvecchio”. Risalente all’Età di Bronzo, è il reperto più prezioso che testimonia antichi insediamenti umani. Durante l’Età del Ferro furono insediati le praterie del Castelliere (Gschlier) e il Rungger Egg. Al Castelliere nel bosco di Laranz furono trovati frammenti di mulini a mano tipici della zona meridionale delle Alpi le “südalpinen Balkenhandmühlen”. Vennero usati per macinare cereali e sono la forma dominante alla metà dell’ Età del Ferro. Un altro Castelliere impressionante si trova all’ Rungger Egg nei d’intorni di Laranz. Furono trovato delle ceramiche che dovrebbero risalire all’Età del Ferro e tanti frammenti di brocche e coppe. Però non si lasciano classificare con esattezza in termini di età.. I ruderi dei Castellieri nell’ bosco Laranz si possono visitare ancora oggi.
Al di sopra delle cime degli alberi nella conca che separa Siusi da San Constantino, svetta – con grande sorpresa dei più – il campanile della chiesa di San Vigilio. La sua insolita ubicazione non solo solleva più di una domanda, ma offre lo spunto perfetto per numerosi miti e leggende. Citata per la prima volta nel 1260, la chiesetta fu costruita durante la cristianizzazione della zona in un antico luogo di culto. Un dettaglio interessante: ogni anno il 21 marzo, giusto all’inizio della primavera, l’ombra dello Sciliar si posa per un’ultima volta sul tetto della chiesa e non torna a toccarlo se non il 23 settembre, primo giorno d’autunno.
La chiesa è stata dedicata a S. Vigilio, patrono della diocesi di Trento. L'edificio sacro, per quanto piccolo, ha tutte le caratteristiche di un edificio tardogotico stilisticamente puro e di pregevole qualità, il che fa pensare a dei fondatori molto ricchi e di alto rango. All'esterno l'edificio presenta una raffinata zoccolatura, un cornicione del tetto, una porta ad arco acuto ad ovest sotto un atrio per pellegrini, finestre a sesto acuto e graziosi trafori nel campanile. Il gioiello della chiesa é l'altare a portelle con lo scrigno, la graziosa ancona e la predella tutta d'un pezzo, la base dell'altare stesso. Lo stipite murato proviene ancora dalla fine del XV secolo.